Alfa Romeo GTV 3.0 V6 Busso

Come ti ringiovanisco l'Alfa

Intervento

La Casa del Biscione, di piccoli e grandi capolavori, ne ha sfornati parecchi. I progetti speciali, ultra prestanti e dal design particolarmente originale e audace, li ritroviamo quasi tutti sotto la sigla GTV, a significare Gran Turismo Veloce, tre lettere che solo a sentirle accelerano il battito dei veri alfisti. Ma anche le leggende conoscono i danni del passare del tempo e dell’usura, perfino quelle che alla sigla GTV accompagnano l’etichetta Busso, papà per l’appunto del mitico V6.

E questa Alfa Romeo GTV 3.0 V6 Busso di problemi ne aveva una bella collezione: quando si è presentata in officina lamentava perdite di liquido refrigerante e di olio motore. Non solo, il motore stesso aveva il vizio di sborbottare, e per completare il quadro anche l’elettronica presentava le sue belle anomalie. Insomma: si era arrivati al momento topico. Qui il mondo si divide in due: c’è chi chi si arrende, ed è pronto a voltare pagina, e c’è chi a tutto pensa fuorché a liberarsi del proprio amore a quattro ruote. Tra i fortunati proprietari delle GTV, manco a dirlo, la seconda opzione è decisamente la più diffusa.

Quello che abbiamo affrontato è stato quindi un restauro completo della meccanica e dell’elettronica del veicolo, un percorso tutt’altro che facile ma entusiasmante e appagante. Abbiamo ripristinato il gruppo sospensioni, revisionato il motore, ripristinato interamente l’impianto frenante, revisionato il cambio (sostituendo la campana) e ripristinato completamente l’impianto elettrico, riportandolo al suo stato originale. Sì, in quei giorni l’Alfa GTV ce l’avevamo davanti agli occhi ogni ora, anche nei nostri sogni.

Alla fine dei lavori, l’Alfa Romeo GTV 3.0 V6 Busso è rinata: quello che è universalmente considerato come uno dei migliori motori al mondo ha potuto così tornare a essere audace, prepotente e sì, anche un po’ cattivo.

 

UN’ALFA, 2 PROBLEMI, 3 SOLUZIONI

Durante il restauro di questa Alfa ci siamo scontrati con due problemi. Il primo, bello grosso, è stato quello relativo alla difficile reperibilità dei componenti: per trovare tutto il necessario abbiamo dovuto attivare tutta la nostra rete di contatti. Insomma, abbiamo rotto le scatole a una marea di persone, ma ne è valsa decisamente la pena. Il secondo problema era invece di ordine tecnico, e quindi trovare una soluzione è stato come al solito una piacevole sfida. Il mitico V6 prende posto in un vano motore ridotto, il che dà luogo a un fastidioso surriscaldamento del motore. Abbiamo eliminato questo grattacapo con un doppio intervento: prima di tutto abbiamo bendato i collettori di scarico con una fascia termica, e poi abbiamo installato una seconda elettroventola, azionata da un bulbo situato sul radiatore, così da migliorare l’evacuazione del calore.