Testarossa 512 TR

Revisione del cambio per l'evoluzione della Testarossa

Intervento

Nata nel tunnel del vento, praticamente una Formula 1 da strada: il bolide disegnato da Pininfarina, al secolo Testarossa, sembrava semplicemente insuperabile. La coda allargata, le grandi griglie laterali, gli interni opulenti, il motore piatto a 12 cilindri capace di spingere fino a superare i 290 chilometri orari. Ebbene, si riuscì a fare di meglio, per l’appunto con la 512 TR, l’evoluzione della prima Testarossa: poche le modifiche all’estetica esterna, parecchie le migliorie al motore. Ecco, per capire l’intervento apportato sulla stupenda Testarossa 512 TR gialla del nostro cliente è bene capire proprio questo: a differenza della prima serie, la 512 TR non dispone di un semitelaio. Ne consegue quindi che l’operazione di rimozione del motore, quando necessaria, risulta decisamente più complessa.

Ma si sa, non sono poi tante le occasioni in cui si deve rimuovere un motore dal petto di una Testarossa 512 TR. A noi l’occasione però è capitata: per mettere mano al cambio, che si trova al di sotto del propulsore, questa è l’unica strada da percorrere. E questo bolide giallo non conosceva altre chance, presentando una tranciatura netta a livello dell’albero primario (quello, per capirci, su cui si trovano gli ingranaggi fissi che trasmettono il moto). Ecco allora che, per effettuare una revisione completa del cambio, abbiamo dovuto smontare e rimuovere il motore, estraendolo da sopra, operazione eccezionale, complessa ma decisamente affascinante.

 

IL CAMBIO SOTTO AL MOTORE

Lavorare a tu per tu con delle supercar significa ritrovarsi ad affrontare delle situazioni assolutamente particolari e straordinarie, sapendo che è proprio qui che spesso si trovano le più superbe sperimentazioni o le più audaci decisioni meccaniche. A rendere più complicata la revisione del cambio di questa Testarossa 512 TR è stata per l’appunto l’anomala posizione del cambio, il quale è stato spostato al di sotto del motore per contenere gli spazi nonché per abbassare ulteriormente il baricentro del veicolo, per tenere il capolavoro di Maranello ben aderente all’asfalto, anche a velocità impossibili.